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Curtatone e Montanara: cronaca e ipotesi ricostruttiva di una battaglia
A cura dei soci: Daniele Vergari, Stefano Lumini, Paolo Coturri
Nel diorama presentato è possibile vedere il campo principale di battaglia con gli abitati di Curtatone e Montanara e le varie case sparse nella campagna mantovana. La scala di rappresentazione è di circa 1:4000 con soldatini in gran parte autocostruiti alti circa 14 mm ma che per convenzione vengono dette da 10 mm. In scala, ogni soldatino rappresenta 45 uomini. Sul campo sono visibili gli schieramenti toscani e austriaci compresa la manovra di aggiramento su Montanara e questo permette di cogliere la forte sproporzione delle forze in campo.
La precisa e attendibile ricerca uniformologica e le immagini, le piante necessarie per la ricostruzione della battaglia sono state tratte da varie opere prima fra tutte il Giorgietti. Per la ricostruzione delle uniformi e dei colori delle bandiere invece abbiamo utilizzato diversi volumi dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito sul risorgimento e le tavole di Quinto Cenni realizzate alla fine del ‘800.
A 170 anni di distanza è doveroso ricordare uno degli eventi che contribuirono alla costruzione di una coscienza unitaria nella Toscana granducale: la battaglia di Curtatone e Montanara.
Ricca di aneddoti ed episodi che rimasero nell’immaginario collettivo di intere generazioni, la battaglia si svolse all’interno delle operazioni militari della Prima guerra d’Indipendenza che vedeva le truppe toscane alleate con i piemontesi e posizionate all’estremità inferiore dello schieramento piemontese, lungo il Mincio, vicino alla fortezza di Mantova.
La battaglia, che vide protagoniste non solo le truppe toscane ma anche reparti napoletani, ebbe luogo il 29 maggio 1848 quando, da Mantova, uscirono due corpi d’armata austriaci comandati dai generali Wratislav e D’Aspre – quest’ultimo responsabile poi della brutale repressione di Livorno del 1849 e comandante del corpo di occupazione austriaco in Toscana fino al ritiro nel 1855 – rinforzati da una brigata della guarnigione della città.
Le truppe austriache iniziarono la loro manovra offensiva aggirante verso Curtatone e Montanara con lo scopo di sorprendere l’esercito piemontese, schierato più a nord, verso Peschiera. Una manovra che si giocava tutta sulla velocità di esecuzione, sulla sorpresa e sulla rapida sopraffazione dei reparti toscani - considerati scarsamente combattivi.
La sproporzione delle forze in campo era notevole: l’esercito austriaco, con circa 20.000 uomini, 2.000 cavalieri e più di 50 cannoni, si divise in tre colonne, una su Curtatone con 8.600 uomini e 24 cannoni, una su Montanara con 4.000 uomini e 22 cannoni e una verso S. Silvestro con lo scopo di aggirare le linee toscane che potevano contare solo su 5.400 uomini e 5 cannoni.
Completavano lo schieramento austriaco 12 squadroni di cavalleria – contro i quali i toscani potevano opporre solo una settantina di cacciatori a cavallo - e batterie di razzi Congreve.
La divisione Toscana, al comando di Cesare de Laugier, ex ufficiale del Regno d’Italia e veterano napoleonico, era composta da 2 reggimenti di linea toscani (Real Leopoldo e Real Ferdinando), 6 battaglioni di civici volontari toscani fra cui il battaglione universitario (composto in gran parte da studenti e professori universitari di Pisa, Firenze e Siena), il Secondo battaglione del 10° Reggimento di Linea borbonico e un battaglione di volontari napoletani. A questi uomini si aggiungeva la scarsa artiglieria presente composta da solo 11 cannoni di cui solo 5 in efficienza e i 70 cacciatori a cavallo già citati.
Lo schieramento della divisione toscana vedeva circa 2.500 uomini disposti a Curtatone e circa 2.300 a Montanara mentre il resto, volontari universitari, cavalleria e granatieri e un battaglione di civici, erano tenuti di riserva o dietro le linee. Le due località erano unite da una strada che fiancheggiava un canale, l’Osone, che poteva essere attraversato facilmente solo in alcuni punti e che fu un fastidioso ostacolo per i toscani. In prossimità di entrambi gli abitati, per difendere le posizioni, erano state eretti ripari e parapetti che si rivelarono particolarmente efficaci per contenere e respingere gli austriaci.
Lo scontro iniziò con l’attacco austriaco verso Curtatone, alle ore 10.30, che venne respinto dalla linea toscana. Gli austriaci ripeterono gli assalti concentrando i loro sforzi, e soprattutto il fuoco della loro artiglieria, verso le posizioni toscane con altri due attacchi nel corso della mattinata e del primo pomeriggio che però furono respinti grazie all’eroismo e al sacrificio dei soldati toscani e napoletani e dei battaglioni irregolari. Fra quest’ultimi si distinsero i bersaglieri volontari comandati da Vincenzo Malenchini, patriota livornese, i battaglioni civici e, per il loro sacrificio, gli studenti universitari.
Proprio gli studenti universitari, disposti in riserva dietro l’abitato di Curtatone, disubbidirono agli ordini ricevuti e anticiparono la loro entrata in linea gettandosi nella mischia a metà giornata. Il generoso sacrificio degli studenti, la miglior gioventù, tenuti non a caso di riserva per evitare loro di farsi “uccidere” (pochi giorni prima era stato diramato un ordine del governo toscano, a firma Cosimo Ridolfi, che obbligava i volontari minorenni presenti nell’armata senza autorizzazione dei genitori a rientrare in Toscana), diventò una delle immagini più note della battaglia come un esempio sublime di eroismo e sacrificio. Purtroppo, prima di raggiungere l’abitato di Curtatone, il battaglione aveva già subito le prime perdite ma questo non impedì agli universitari di dispiegarsi nell’abitato e nelle improvvisate fortificazioni ritardando, con la loro vigorosa e inaspettata reazione, il cedimento della linea toscana.
Nel frattempo anche l’abitato di Montanara fu investito dalle truppe austriache e la situazione dei toscani diventò rapidamente difficile. La difesa delle posizioni del piccolo paese era coordinata dal Tenente Colonnello Giovannetti, già comandante delle truppe lucchesi e anche lui reduce napoleonico. Questi aveva fatto uscire il ricognizione due colonne, una sulla strada di Mantova ed una comandata dal Maggiore Baldini – che, stando al Giorgetti ”[...] nonostante inoltrata età e grossa corporatura, sembrando tornato ai giorni delle battaglie napoleoniche, guidava imperterrito i suoi fanti ne' ripetuti assalti”. Queste colonne ritardarono audacemente l'avanzata austriaca, che solo poco prima delle 12 arrivava ad investire il paese di Montanara, le case vicine e il piccolo cimitero.
I ripetuti assalti furono respinti dalla linea toscana, dai civici e dai regolari napoletani che – al comando del Colonnello Campia – difesero strenuamente proprio il cimitero. Alle 15.00 gli austriaci decisero di sferrare un attacco decisivo al quale i toscani opposero una forte resistenza che fu tuttavia vanificata dall’arrivo della terza colonna di fanteria austriaca, al comando del Principe von Liechtenstein, che giungeva alle spalle dei toscani.
Presi tra due fuochi, i toscani e napoletani cercarono di ritirarsi riuscendo però solo in parte nella manovra. Con la manovra di aggiramento su S. Silvestro e il cedimento della linea toscana, a De Laugier – che aveva passato tutta la giornata muovendosi sul fronte e rischiando più volte di essere ucciso - non restò altro che ordinare la ritirata verso Goito.
Se a Curtatone le truppe riuscirono a ritirarsi in un discreto ordine questo non avvenne Montanara dove il Colonnello Giovannetti dovette farsi strada fra i nemici per raggiungere le strade che lo avrebbero portato verso le linee piemontesi. Numerosi civici toscani rimasero indietro e furono catturati: le perdite toscane e napoletane a Montanara assommarono a 87 morti, 269 feriti e ben 1.087 prigionieri mentre a Curtatone i morti furono 79, 249 i feriti e solo 99 i prigionieri.
Le perdite furono pesanti per tutti i battaglioni. Molti ebbero tra il 10 e il 20% delle perdite degli effettivi ma i bersaglieri volontari di Malenchini e il battaglione civico fiorentino persero il 44% dei suoi effettivi mentre gli Universitari lasciarono sul campo 16 morti (poi diventati 25 con i morti per ferite e in prigionia), 20 feriti e 19 prigionieri. Ridotte le perdite austriache che di fatto dopo i primi assalti preferirono distruggere la resistenza toscana con l’uso dell’artiglieria.
Tuttavia lo scontro di Curtatone e Montanara è ricordato per gli episodi di eroismo e di sacrificio: da Elbano Gasperi, l’artigliere che praticamente nudo e ustionato dall’esplosione di un cassone di artiglieria continuò a fare fuoco sugli austriaci, alla morte del capitano Pilla, professore di Geologia a Pisa, al ferimento di Giuseppe Montanelli - poi catturato dagli austriaci, alla tenacia dei napoletani e del Colonnello Campia, ferito nella battaglia, al tamburino che ucciso un colonnello austriaco fu salvato dalla vendetta dei soldati austriaci dall’Arciduca Ernesto d’Asburgo, e così via, che fecero meritare l’appellativo – forse un po’ eccessivo - per la battaglia di “Termopili toscane”.
Nonostante la vittoria tattica austriaca, lo scontro di Curtatone e Montanara fu, per le truppe imperiali, una grave sconfitta strategica: grazie al sacrificio dei toscani e dei napoletani la manovra aggirante austriaca fu ritardata decretandone il fallimento. Il giorno dopo, il 30 maggio, a Goito, i Piemontesi vinsero lo scontro con gli austriaci con la conseguente resa della fortezza di Peschiera già assediata dai piemontesi.
Una vittoria che però non fu sfruttata e che non impedì le ulteriori sconfitte durante la campagna di Lombardia.
La resistenza toscana tuttavia fu significativa: nonostante l’inesperienza e lo scarso addestramento, il piccolo esercito toscano resistette, per quasi sei ore, ad un intenso fuoco di artiglieria e numerosi assalti condotti da truppe con un rapporto numerico 4:1.
Pur con le difficoltà organizzative dell’esercito austriaco potremmo chiederci come la divisione Toscana abbia potuto resistere per tanto tempo e opporre una efficace resistenza agli austriaci – oltre all’irruenza, al morale alto dei volontari – sarebbe interessante osservare la composizione dei comandi del piccolo esercito granducale: molti ufficiali erano ex reduci napoleonici, veterani che avevano combattuto per anni sotto le bandiere francesi o del Regno Italico, in Spagna, in Russia e in Germania come De Laugier, ex velite del Regno italico, Giovanetti, che aveva iniziato la sua carriera militare come volontario a 15 anni nel 2°Ussari della Repubblica Cisalpina,poi colonnello di cavalleria. Accanto a loro vi era il generale D’Arco Ferrari, anche lui ex reduce del 113° reggimento di linea francese, composto da toscani, sostituito solo due giorni prima da De Laugier, Bartolomeo Matteini, volontario napoleonico nel 1807 e poi comandante di piazza di Firenze nel 1854, il maggiore Pietro Baldini, comandante di battaglione del 1°di linea ed ex-ufficiale napoleonico decorato con la Legion d’onore nel 1813 e il maggiore Landucci, del 2°reggimento di linea, veterano del 123°di linea, morto a Le Grazie.
La loro esperienza sul campo di battaglia, acquisita più di 30 anni prima, supplì forse alle deficienze organizzative ed alla scarsa preparazione militare toscana e fu fondamentale per evitare che le inesperte truppe del granducato collassassero sotto la pressione austriaca. Di fatto però, dopo lo scontro, l’esercito toscano si sfaldò rapidamente: i volontari tornarono in gran parte alle proprie famiglie nel mese successivo e solo alcune centinaia rimasero nell’esercito sabaudo. Le unità regolari dell’esercito furono richiamate in patria e Giovannetti, che guidava una colonna, fu ucciso da un soldato in Garfagnana, uno dei pochi casi registrati negli eserciti italiani preunitari di ufficiali uccisi dai propri uomini.
Una ultima riflessione riguarda la partecipazione, a Curtatone o Montanara, di personaggi che ebbero un ruolo importante nella politica e nella cultura scientifica e letteraria della Toscane e dell’Italia della seconda metà del XIX secolo. Alla battaglia parteciparono Giuseppe Montanelli poi ministro del governo democratico di Guerrazzi nel 1849, Enrico Mayer, patriota e pedagogista, Silvestro Centofanti, giureconsulto pisano, Luigi Pacinotti e Riccardo Felici, fisici, Carlo Matteucci, Ferdinando Zannetti, medico e patriota, Carlo Burci ed Enrico Betti, medici fiorentini, Giovan Battista Giorgini, Francesco Carega, agronomo, Giuseppe Poggi, architetto, Silvestro Lega, Andrea Sgarallino, futuro colonnello garibaldino, Carlo Lorenzini, i fratelli Poerio e Cesare Rossaroll, morti alla difesa di Venezia,ed uomini come Stanislao Bechi, fucilato in Polonia dai russi nel 1863. solo per citare alcuni.